Dall’oggi al domani, senza essere preparati, siamo stati catapultati nel magico mondo del “virtuale”. Lezioni virtuali, Danza online, Video Lezioni, Aule Virtuali… Diversi modi per riferirsi alla medesima ora trascorsa davanti allo schermo per cercare di scovare i sorrisi dei nostri allievi.
È innegabile: le scuole di danza hanno saputo adattarsi al cambiamento alla velocità della luce, si sono attrezzate in men che non si dica, trasformando senza bacchetta magica il salotto in sale di danza e le sedie in sbarre perfette…
I direttori si sono trovati di fronte alle difficili e sofferte decisioni di annullare saggi, concorsi, ma nel contempo hanno dovuto trovare dei modi per essere vicini ai propri allievi, farli sentire meno soli, meno isolati nel perimetro della propria cameretta.
Ma si può davvero parlare di danza a distanza?
Non è danza. E non è una lezione. La lezione di danza si fonda sul rapporto insegnante-allievo, è un continuo scambio reciproco di condivisione e adattamento. L’allievo ha bisogno del feedback dell’insegnante per capire come migliorarsi. L’insegnante, a sua volta, ha bisogno del feedback dell’allievo per capire come migliorare la sua lezione, adattarla al ritmo di chi ha di fronte. In sala si creano tacite situazioni che suggeriscono la direzione che prenderà ogni lezione. Essa avrà sicuramente degli obiettivi prefissati, ma si adatterà di volta in volta per sfruttare il modo più produttivo per raggiungere quegli obiettivi. Tutto questo, certamente, non può essere virtuale. Si pensa quindi, in questo momento, a occasioni di mantenimento, per tenere corpo e mente allenati in modo da ritornare un giorno nelle sale. È difficile… Come lo è per noi, lo è per gli allievi, con connessioni a tratti salterine, con fratellini che ostacolano le traiettorie. Inoltre per questi incontri, il lavoro dell’insegnante richiede, se vogliamo, una preparazione ancora maggiore, perché dobbiamo pensare a delle attività tenendo conto dei limiti di spazio e di mezzi. Dobbiamo riadattare i movimenti affinché possano stare in salotto, escludere i salti perché necessitano di una pavimentazione adeguata per evitare di farsi male.
Ma tutto sommato, ci accorgiamo che i bambini e i ragazzi non vedono l’ora di quel momento da condividere con il loro insegnante di danza e con i loro compagni. Tante di loro mi dicono che il body è diventato troppo piccolo, le scarpe stanno strette. Le più piccoline ci aggiornano sulle finestrelle create dai dentini che cadono da una settimana all’altra, insomma, loro stanno crescendo, e lontano da noi. Di solito questi piccoli segni li viviamo insieme a loro nel corso dell’anno, notiamo insieme che la cucitura del body stringe, che le dita nelle scarpette si accartocciano perché non hanno più spazio. Trovare dei momenti insieme in questo momento, quindi, è necessario.
Siamo tutti alla ricerca di punti saldi, ora più che mai, e bambini e ragazzi hanno bisogno di mantenere un po’ della loro routine, pur ben consapevoli che la danza non è questa.
Ecco spiegata la decisione di proporre le nostre lezioni online. Sia ben chiaro, però, che si parla di “lezioni” soltanto per praticità. E per questo la scuola ha deciso di metterle a disposizione gratuitamente. Ci troviamo in una condizione di emergenza mondiale straordinaria, credo che in questo momento ognuno di noi, nel suo piccolo, sia chiamato a metterci del suo per uscirne al più presto, e, se possibile, avendo imparato qualcosa.
E quindi eccoci con i nostri incontri settimanali, non privi di ostacoli! La scuola, non tutte ma, a sentire i racconti dei miei allievi, si parla della maggior parte, ci sta mettendo del suo per rendere intensa la giornata. Ore ed ore passate davanti alle piattaforme più disparate per l’interrogazione di matematica o ascoltare la lezione di storia, fiumi di compiti, colloqui con i genitori, orari che variano di settimana in settimana… Nelle famiglie ci si contende il pc per poter assistere a una lezione che immancabilmente si sovrappone con quella del fratello. E, come se non bastasse, i genitori sono improvvisamente chiamati a diventare tuttologi, dovendo insegnare italiano e fisica, ricordare tutti gli appuntamenti della famiglia, seguire i figli nei compiti e nelle consegne.
E in questo mondo nuovo – sembra paradossale – abbiamo visto con i nostri occhi che i nostri figli sono stati molto più bravi di noi a reagire e adattarsi a questo lockdown. Al di là di ogni aspettativa, sono molti i bambini che non si sono ribellati al divieto dei parchi, al rinunciare alle attività con gli amici. Non senza difficoltà, certamente, ma hanno saputo aspettare questa sospirata Fase 2 molto più pazientemente di noi. Sarà che, già da prima, erano più abituati di noi ai rapporti virtuali, a privarsi degli abbracci, a sentirsi vicini agli amici pur restando sul divano di casa… O forse perché nutrono una ammirevole fiducia in tempi migliori.
Ci saranno. Senza più “abbracci virtuali”, videochiamate, lezioni virtuali… Ci vuole ancora un po’ di pazienza, e per il momento, questo è l’unico modo per continuare ad essere la famiglia che siamo sempre stati, nella casa dove, quando è il compleanno di qualcuno, si mangia la torta e si canta “tanti auguri”, dove ci si confida sottovoce, dove si parla dei primi fidanzatini, dove si studia tra una lezione e l’altra, dove si canta a squarciagola il cantante preferito mentre ci si fa lo chignon… torneremo ad essere tutto questo, ve lo prometto, anche perché è l’unico mio modo di concepire una scuola di danza.